Sul Corriere della Sera, un editorialista scriveva, poche settimane fa: «Una donna che sia consapevole di essere seduta sulla propria fortuna e ne faccia –diciamo così– partecipe chi può concretarla non è automaticamente una prostituta. Il mondo è pieno di ragazze che si concedono al professore per goderne l’indulgenza all’esame o al capo ufficio per fare carriera. Avere trasformato in prostitute –dopo averne intercettato le telefonate e fatto perquisire le abitazioni– le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un’operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo».
Giocare con le parole non sempre aiuta. Queste donne che «sono sedute sulla loro fortuna» e «ne rendono partecipe chi può concretarla» non sono state trasformate in prostitute dai giudici che le indagano, bensì dal professore che regala loro l’esame in cambio dei loro favori, dal capoufficio che regala loro la carriera, dall’uomo che in qualsiasi modo o forma le compra. Quel concretare la fortuna su cui si è sedute ricorda troppo le arrampicate sugli specchi cui si sono abbandonati i membri meno degni –da un punto di vista religioso– della Compagnia di Gesù quando dovevano giustificare a tutti i costi i comportamenti dei regnanti dell’epoca. Diciamolo in altre parole, meno elaborate: «avete un bel culo, usatelo per ottenere quello che volete, anche se non vi spetta, anche se spetterebbe ad altri che hanno studiato per passare l’esame, che hanno lavorato come muli per fare carriera. Tanto non è prostituzione». Ed invece lo è. Lo è perché chi scrive, chi pensa queste cose, senza rendersene conto, sta dicendo alle donne che se han un bel culo non importa che abbiano cervello, intelligenza, talento. Che prendere una laurea con un bel voto conta meno di quanto non conti saper vendere il proprio corpo, in un paese in cui le donne che studiano, con dottorati di ricerca, specializzazioni, titoli, sono spesso ridotte a lavori dequalificati da meno di mille euro al mese, mentre se avessero pensato di offrirsi a chi di dovere (sempre se belle) avrebbero guadagnato in un mese quel che ora vedono in un anno. Non è questo il paese che voglio mostrare a mia figlia. E pazienza se sono moralista, perbenista. Se penso ancora che donne ed uomini debbano avere pari opportunità, che vendere il proprio corpo o la propria anima, per entrambi i sessi, non sia una vera opportunità.
Ed è ancora peggio se un discorso del genere viene fatto a chi ritiene di non avere altro che il proprio culo per sopravvivere, chi non ha famiglia, né sostegno affettivo, emotivo, chi non ha mai avuto qualcuno che da bambina la forzasse a fare i compiti e le leggesse libri per addormentarla. L’Italia è piena di ragazzine prive di tutto, di autostima prima che di altro. Con quale forza si continuerà ad andare nei quartieri degradati, nelle case-famiglia per minori, per dire a delle graziose adolescenti di sedici, diciassette anni, ma anche a belle giovani donne di diciotto o vent’anni, di lottare per prendere un diploma che (forse) le porterà ad una borsa lavoro di cinquecento euro al mese, quando l’alternativa sono migliaia di euro in regali? E per cosa poi ? Solo per aver “fatto uso del proprio corpo” (eventualmente). Il guaio è che il prezzo è un po’ più alto. E riguarda una dignità che non è di un paese, ma è la propria, quella individuale, quella che viene calpestata da una compravendita, e che non si recupera poi facilmente. Certo, basterebbe che “l’offrire a chi può concretarla, la fortuna su cui si è sedute” non venisse più chiamata prostituzione. Se non la chiami così, se non la nomini proprio, non esiste. Non esiste per le donne giovani e belle, non esiste per i parlamentari la cui fortuna risiedeva nel proprio scranno a Montecitorio da offrire il giorno della fiducia ad un premier in difficoltà, ad un ministro che lascia distruggere per incuria una bellezza che perfino un vulcano ha risparmiato congelandola nel tempo. Per un paese dove troppa gente sta dicendo che tutto questo è normale. Salvo poi lamentarsi se qualcuno che ha un corpo più bello, un parente più importante, un potere di scambio maggiore ottiene quello che si sperava per sé. O per il proprio figlio, marito, amico. E parlare brutalmente di codici etici, e di puttane.