Osservatore Politicamente Scorretto

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Archive for 29 gennaio 2011

Flaccido

Posted by aggelos [OPS] su 29/01/11

Pare che sia un predicato riferibile ai glutei dell’attuale primo ministro italiano. Tralasciando come non interessante la questione della corrispondenza fra aggettivo e realtà (anche senza una verifica empirica, la cosa non è particolarmente incredibile, data l’età), ne parlo perché questa vicenda segna una tappa nella comprensione della psicologia dell’uomo che governa uno dei paesi più problematici d’Europa.

Berlusconi è un uomo solo. Come tanti con una mentalità all’antica, ha inteso l’affetto come legato ad un dono, ed ha inteso il dono come un dono materiale. Forse perché si è realizzato nel lavoro ed ha avuto poco tempo per cercare un altro linguaggio affettivo che non fosse legato alla disponibilità materiale. Forse perché l’aumentata disponibilità materiale era, di per se stesso, gratificante per chi era partito da poco ed ora poteva permettersi tanto, Berlusconi ha finito per realizzarsi nell’acquisire, ed ha legato a sé le persone tramite contratti e/o doni. Magari si è anche illuso di essere amato; forse sapeva di essere circondato da attenzioni nel limite e nella misura in cui poteva legarli a sé. Certo questa storia, dall’amico che lo prende per un bancomat a quella che lo ritiene un vecchio assai poco muscolare, mette allo scoperto le ipocrisie che circondano un uomo solo.

Un uomo solo al potere, circondato da persone che san solo dirgli di si perché sono lo specchio della sua volontà, della sua potenza. Non è la prima volta che accade, non è la prima nazione, non è neanche del tutto negativo, quando questo permette di realizzare degli obbiettivi. Walpole ebbe un controllo tale sull’Inghilterra, da quasi estinguere il partito tory; e l’Inghilterra iniziò la sua marcia per dominare il mondo. Ma Berlusconi non è Walpole. E non per questioni di moralità, ma per risultati. Berlusconi è un uomo solo, ma se anche questo limite non lo ostacola troppo in politica interna, date le divisioni fra i suoi avversarî, questo limite è invece enorme in politica internazionale. Berlusconi supera quest’isolamento replicando il linguaggio che sa usare; ed il suo linguaggio trova consonanti altri leaders che –tramontato Bush– non sono proprio quelli del mondo evoluto, occidentale. Berlusconi parla con Putin, con Gheddafi, con Lukašenko. Allo stesso modo, Stalin trovava un interlocutore in Hitler perché non riusciva a trovarne nelle élites francesi ed inglesi. Mussolini aveva la stessa fascinazione, con alla base la stessa esigenza. Ovviamente noi oggi non rischiamo, a livello collettivo, gli stessi problemi che ci derivarono dall’aver scelto quel partner politico-militare nella seconda guerra mondiale. Ma certamente è un ulteriore segno del fatto che le nostre élites non parlano la lingua del mondo occidentale (che cercano lo sviluppo legandolo alla libertà individuale e collettiva), bensì al mondo che insiste sull’autorità, sul comando. Le nostre élites parlano non al mondo della legge, ma dell’arbitrio. Non al mondo delle sfide, ma a quello del rispetto dell’età.

Auguri. A noi. Tanti.

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